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Romina Baldoni
Ci muove l’odio e la logica del tornaconto in questo nostro esistere
spogliato di sogni e di ideali. Poche le persone che osano andare contro
corrente e che riescono ad offrire appigli credibili ai quali aggrapparsi per
non farsi sfuggire gli ultimi esili barlumi di speranza. Paola Tagliaferro,
artista e performer a tutto tondo, avanguardista della ricerca, sincretista del
sentire dell’anima, dopo i validi lavori “Chrysalis” (2009) e "Milioni
di Lune" (2012) -seguiti a distanza di anni ad un esordio come giovanissima
cantante pop- delinea con “Fabulae” il suo percorso di rinascita,
focalizzando in un emblematico sunto di convergenza i suoi molteplici
interessi. Il bellissimo libretto che accompagna e presenta i tredici brani del
CD contiene tutti gli ingredienti della sua
enigmatica formula alchemica dell’armonia e dell’equilibrio. Il sogno, la
visione, l’immaginazione, la capacità di cogliere nella natura il potenziale
amplificatore emozionale. Il suono come vibrazione che attraversa lo spazio
tempo per rivelarci la nostra integrità dimenticata. La voce come richiamo
primordiale del perduto. Alla luce di questa analisi si spiegano le
collaborazioni di Paola con artisti che hanno privilegiato l’ascolto del suono
origine, motore dell’universo, del suono rotondo, capace di tradurre in
reminescenze l’eterno e perpetuo divenire. Lino Capra
Vaccina, Francesco Paolo Paladino e
tutta la folta schiera di ospiti che dal 2013 ha animato gli eventi culturali
dell’Accademia internazionale delle arti “La compagnia dell’Es” da lei fondata.
La favola è un perduto nostalgico, un’atmosfera bucolica e
incontaminata popolata da fauni e ninfe, l’allegoria del bosco sacro, del
silvestre rigoglioso attecchire della vita che trae nutrimento dalla madre
terra. La favola è l’oasi rigenerante in cui si trova ristoro ed evasione da un
reale troppo angusto e limitante. Un bisogno sensoriale dove
far convergere istinto e ferinità. I canti sono evocazioni, intime laudi
di sintonia. Essenza di coralità percettiva è la voce. Delicata, cristallina,
musicale e narrativa nella corrispondenza di testo e intonazione. Si
incanala in una dimensione eterea di equilibrio oltre le porte della
percezione, per dirla con Grahame,
in quei Gates of Dawn custoditi dal flauto
del dio Pan in persona. Paesaggi sospesi, forme rarefatte e sfumate che si
riverberano in un riflesso liquido e mutevole. Ogni episodio è una visione
incantata sublimata da accompagnamenti musicali raffinati e minimali. Bianca Dea con il dulcimer,
il didgeridoo de Il Tamburo della Sciamana, la magica chitarra di Pier Gonellaparticolarmente
efficace in Un Cigno non può essere un’Anatra e La Pelle dell’Anima. Viaggio etnografico in
un ideale punto di congiuntura tra le culture Algoritmo: un Ponte tra i due Mondi. L’omaggio alla poetica
del progressive psichedelico dei King Crimson, alla memoria dell’amico Greg
Lake e di Peter Sinfield che per Paola ha scritto alcuni
versi nel precedente album, senza dimenticare la partecipazione di Bernardo
Lanzetti che dà voce all’ultimo
brano To Absent
Friends.